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Value chain e economia dei servizi

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L’irrompere delle global value chains ha determinato le condizioni che vedono le imprese dover governare ecosistemi sempre più complessi e reti lunghe che toccano più parti del mondo in termini di approvvigionamento, produzione, distribuzione.
Questo comporterebbe, in una prospettiva tradizionale, una necessaria integrazione della supply chain, lungo tutte le fasi, (prodotti finiti, materiali, componenti e logistica) per rispondere alle esigenze dei clienti e tradurle in input verso i fornitori, accorciando sempre più i tempi dei passaggi.

Ma ciò che avviene oggi nelle supply chain globali è piuttosto un ribaltamento della prospettiva del “servizio”: il servizio non è più a supporto del prodotto, ma viceversa diventa essenziale progettare, sviluppare e assicurare che il “prodotto-servizio” sia costantemente al centro del collegamento tra produttore e cliente e che le nuove tecnologie permettano di monitorare e misurare l’impatto e il risultato del prodotto-servizio (il modello della cosiddetta “Servitisation” ovvero l’economia con i servizi al centro).

Le pressioni tradizionali per le imprese sono diverse: dare risposte veloci alle esigenze del mercato (quindi ridurre i tempi di risposta); ridurre al minino scorte e magazzino ottimizzando oltre alle fasi produttive anche la logistica; informazioni veloci per pianificare la produzione. Si aggiungono le nuove pressioni: il costante collegamento con dati e informazioni fra tutte le fasi della supply chain e la capacità di dialogo attraverso piattaforme con i fornitori e clienti. In questo cambio di paradigma, i servizi diventano centrali e le nuove tecnologie e i Big Data servono anche per interpretare e anticipare modelli di comportamento e/o di consumo. La digitalizzazione di tali processi, ovvero il cuore della vera sfida di Industria 4.0, impone la capacità di monitorare e misurare le informazioni di controllo sul processo produttivo e sui servizi da fornire.
Abbiamo voluto analizzare l’impatto di questa trasformazione sulle imprese dell’Emilia-Romagna attraverso un modello di “prossimità” (modello logit) con il cliente in relazione a quattro dimensioni:
– Prossimità cognitiva: misurato con la presenza di co-progettazione con il cliente
– Digitalizzazione della supply-chain: misurato con la presenza di tecnologie digitali che permettono lo scambio di dati ed informazioni lungo tutte le fasi della filiera;
– Flessibilità innovativa: misurata con la propensione dell’azienda per un clima di stimolo all’innovazione;
– Prossimità “user-producer”: misurata con l’importanza del cliente o clienti nell’introduzione di innovazioni in azienda

Il modello adottato consegna una scala di probabilità lungo la quale misurare le imprese del campione rispetto alla capacità di operare all’interno del nuovo paradigma dell’”economia dei servizi”*.

In ordine di importanza (predicted probability dei fattori esaminati), incide sul comportamento dell’impresa verso l’economia dei servizi:

  • La prossimità cognitiva: ovvero la capacità di co-progettare con i clienti (fattore di probabilità: 83%)
  • La digitalizzazione della supply-chain: ovvero la presenza di sistemi e tecnologie per il monitoraggio digitale delle fasi della supply-chain (fattore di probabilità: 81%)
  • La flessibilità innovativa: ovvero la capacità di disporre di un clima organizzativo favorevole all’innovazione (fattore di probabilità: 79%)
  • La prossimità user-producer: ovvero avere il cliente come canale principale di input per l’innovazione (fattore di probabilità: 77%)

La propensione delle imprese emiliano-romagnole per l’economia dei servizi avviene a prescindere dalla specializzazione in prodotti finiti e servizi, ma è invece correlata alla specializzazione in parti e componenti, lasciando ipotizzare che sia importante affrontare le sfide della digitalizzazione della produzione e dei servizi soprattutto per la parte del sistema economico regionale che si specializza su sottosistemi per leader europei e mondiali. La manifattura ed il terziario sono i settori più coinvolti da una alta probabilità di prossimità al cliente. L’area S3 della meccatronica presenta la più elevata probabilità di servizi avanzati per il cliente.

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*= Le quattro dimensioni di analisi sono tradotte in quattro variabili binarie con il ricorso ai dati delle risposte che le imprese hanno dato a quattro domande del questionario (co-progettazione con il cliente; presenza di sessioni creative per l’innovazione; il cliente come canale di innovazione; la presenza di tecnologie digitali per la filiera). Il modello logit applicato stima la probabilità marginale di ciascuna delle quattro dimensioni introdotte di spiegare la variabile dipendente (ovvero “la strategicità dell’azienda intervistata per il proprio cliente”, anche in questo caso variabile ottenuta dal giudizio espresso dalle aziende intervistate).
 
Per la sfida dell’economia dei servizi in chiave di riprogettazione di prodotti e servizi si veda ad esempio: Porter and Happelmann, How Smart, Connected Products Are Transforming Companies, Harvard Business Review; Nelson and Metaxatos, The Internet of Things Needs Design, Not Just Technology